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Il mesiversario con la città

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Un mese a Milano, già uno. Troppi giorni per una vacanza, troppi pochi per sentirsi a casa.

Un mese che sa ancora di provvisorio, di incompleto, di qualcosa da iniziare. Mentre altre cose, senza accorgermene, sono già iniziate: l’università, un lavoro, un po’ di freddo, la nostalgia da alcuni affetti, l’entusiasmo per ciò che posso avere qui.

30 giorni in una città che decisi tempo fa sarebbe stata la mia. Ora posso chiamare mia anche una casa, faticosamente cercata e trovata quando sembrava che nessuna fosse adatta a me. Che poi è ancora così, ma mi son rassegnata all’idea di rendere adatta quella che ho scelto. Io mi adatterò a lei, e lei a me.

Un breve resoconto di ciò che mi ha dato Milano fin ora è, però, d’obbligo e, se devo dirla tutta, ce n’è anche uno per quello che mi ha tolto, non necessariamente in negativo. Quindi, se avete ben capito il mio amore per liste ed elenchi, ecco una riflessione che ha tutto l’aspetto di una lista della spesa, di comprati e persi della città che frequento da un mese. Ci stiamo ancora conoscendo, nulla di serio, ma i presupposti ci sono. Intanto festeggiamo il mesiversario in modo informale, tra valigie a metà e un primo trasloco in una casa ancora senza pentole e senza connessione internet per qualche giorno, vera tragedia.

Milano mi ha dato la moda. Il motivo per cui ci sono venuta. Me l’ha data nelle vetrine, nello studio, nel profumo quanto entri in Rinascente, nei dettagli di alcune persone vestite splendidamente, nel palazzo della redazione di Vogue, nel corso all’università con la famiglia Missoni, nelle mille iniziative che le ruotano attorno tutto l’anno.

Mi ha dato mezzi di trasporto efficienti con cui arrivo ovunque. Mi ha tolto un po’ di ciccia e mi ha dato gambe in poco tempo più snelle, perché cammino, cammino come non ho mai fatto e ho scoperto che andare a piedi è il mezzo più pratico e veloce di tutti. Mi ha tolto la Circumvesuviana (l’hinterland napoletano capirà la mia felicità).

Mi ha tolto la piccola salumeria sotto casa e mi ha dato al suo posto supermercati in ogni angolo e mercati. Che io li adoro i supermercati e la possibilità di scelta che hanno, ma vuoi mettere il divertimento della caccia al tesoro, girando cinque salumerie per trovare la marca di yogurt che preferisci?

Mi ha dato un paio di scarpe nuove. Mi ha tolto il fastidio di vederne un paio sul sito e non trovarlo in negozio. Perché qui con tutte queste Zara è impossibile.

Mi ha tolto il clima mite e mi ha dato prime ore mattutine fredde, ma anche sorprendenti pomeriggi di sole. Mi ha dato poca pioggia e speriamo continui così questa nostra relazione. Mi ha tolto un ombrello, il mio preferito comprato ad Istanbul.

Mi ha tolto un telefono cellulare con le mani di un velocissimo e piccolissimo criminale, ma poi me l’ha restituito con il volto di un eroe in bicicletta che ha preso le mie difese. Mi ha dato paura del prossimo e poi un po’ di fiducia verso il mondo. (Alla pari di qualsiasi altra città).

Mi ha dato una specie d’indipendenza, chiamiamola così. Mi ha tolto l’innocenza. Mi ha dato bollette e mensilità, tasse e spese.

Mi ha tolto un foulard che era un pezzetto di cuore, souvenir di un viaggio in Florida. In cambio di questo non mi ha dato un bel nulla, ma spero potrà rifarsi prossimamente con qualche mercatino vintage.

Mi ha dato il cibo cinese, tanto, fino alla nausea, ovunque. Talmente tanto che sono già piena senza averlo ancora mai preso. Mi ha tolto il pane, quello vero, fatto a legna, buono, genuino ed economico.

Mi ha tolto la presenza (fisica) di due insopportabili quanto adorabili sorelle. Mi ha dato un rapporto, se possibile, ancora più stretto con loro, grazie alla distanza.

Milano mi ha dato gli aperitivi. Gli “Ape” che pungono la fame, la noia del sabato sera e poco il portafoglio. Mi ha tolto la pizza… e qui, mi spiace, ma il confronto lo perde alla grande.

Mi rendo conto forse che i “tolto” sono più dei “dato”, ma si sa: in un rapporto c’è sempre qualcuno che dà di più e qualcuno che ne approfitta. Per ora, come regalo di mesiversario, facciamo che il resoconto si chiude alla pari. Dal mese prossimo però dovrai impegnarti, mia cara Milano, per dimostrarmi che ci tieni a me, quanto io a te.

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