Come è andata l’estate?
Come è andata l’estate? E ve lo chiedo sinceramente. Non è una domanda di circostanza, voglio proprio saperlo. E voglio raccontarvi la mia. Pigra, rilassata, casalinga, salata, profumata, dolce, familiare, infantile, lenta e poi, come sempre, troppo veloce.
Un’estate trascorsa sulle spiagge più belle al mondo, che non sono certe quelle più famose e lontane, ma quelle legate ai ricordi più cari, con le persone che rendono l’acqua ancora più cristallina, sotto il suono di risate altrettanto cristalline, sincere, pure e belle.
Risate che solo loro possono farmi fare, con gli occhi, con il naso, con le orecchie, con tutta la faccia che inizia a far male dopo un po’. Risate per qualsiasi cosa, intese, tormentoni e battute, un libro tutto nostro da arricchire ogni volta che ci vediamo.
Un’estate di sapori che non cambiano, e che iniziano a farsi sentire sulla lingua, ancor prima di mangiare, perché i profumi, che arrivano a stuzzicarci mentre siamo in fila al banco del forno o della pasticceria, hanno questo potere, di svegliare i ricordi.
Un’estate di luoghi a due passi da casa, eppure mai visti. Di parcheggi azzardati, di “scendi, si va a Capodimonte”, di un caldo sconcertante, di gelati per pranzo e di pizze a un euro per cena, di serate in giardino, di “stiamo insieme un altro po” per ritrovarsi a dormire l’uno sull’altro.
Di lentiggini quasi da record, nonostante le fughe dal sole sotto l’ombrellone, di un materassino storico salvato dalla corrente, di saluti che sembrano bentornata e invece sono già un arrivederci.