“L’antiquario dei sogni” la mostra di Mario Apuzzo a Milano
Quando vieni da un piccolo paese, poche cose ti danno l’occasione di parlare delle tue origini e così io un po’ generalizzo e dico di essere semplicemente napoletana. Questo però è il caso in cui posso davvero parlare di quel piccolo paese che è Terzigno, ai piedi del Vesuvio, nella cui piazzetta troverai i nonni che per vivere facevano il vino, delle cento pizzerie e un solo negozio per comprare un vestitino. Ma quel paese è il mio e qualche motivo di orgoglio me lo ha saputo dare, con il tempo. Uno di questi motivi è adesso esposto proprio a Milano, nella suggestiva Stanza dell’Aliprandi in Brera: sono le opere del maestro Mario Apuzzo.
Mario, in realtà nasce a Minori ma è a Terzigno che decide, dopo vari viaggi e spostamenti, di stabilirsi, senza mai però staccarsi dal suo paese di origine (Minori è sul mare e chi nasce al mare difficilmente lo lascia). Decide di applicare il suo ingegno e di creare le sue opere a pochissimi passi da casa mia. Si dedica all’arte, alla cultura, a rendere il nostro paesino un posto più interessante.
Non capisco molto di arte, sono sincera. Ma capisco di sentimenti ed emozioni, di ispirazioni e atmosfere. Capisco il lavoro che può esserci dietro un’intuizione. Mario la racconta così: se ha davanti un catalogo, come quello di Baxter o di Damiani, lui distrugge e lascia che il suo subconscio lo guidi della creazione di qualcosa di nuovo e inaspettato. Spesso, solo una volta concluso, o addirittura molto dopo, si rende conto dei significati che con il nuovo disegno ha colto. La cosa più sorprendente però è che risultati simili vengono ottenuti semplicemente con una penna e precisamente con una penna Pentel.
Se questi sono solo alcuni dei tratti caratteristici della sua arte, l’intera produzione è ben più ampia e spazia anche dal classico dipinto, alla scultura, fino ai gioielli: gli ultimi realizzati possono essere ammirati adesso presso l’esposizione in Brera. Di seguito alcuni commenti di prestigiose personalità sul lavoro di Mario Apuzzo.
La forma espressiva di Mario Apuzzo nasce, nelle sue opere grafiche e pittoriche da una suggestiva compresenza di geometrie e sensualità. Le immagini evocano congegni fantastici e assumono il senso di una metafora astratta e persino ironica, carica di rimandi emotivi e psicologici, che interpretano la vita dall’interno e dall’esterno significando simboli e segnali della società postindustriale. L’opera di Mario Apuzzo parte da qui per un’avventura che è innanzitutto viaggio fantastico, archeologia dei sogni, erranza della memoria. Le immagini si definiscono in punta di penna, interpretando una fantasia sempre più dinamica, lucidissima, visionaria e inquietante a testimoniare il passato e il presente di un viaggio interiore sempre più magico… Nell’errare intuitivo dell’artista è possibile leggere la sua storia, la sua passione di poeta, i suoi incanti visionari, le sue paure tesi a cogliere, tra surreale e fantastico, un segno e un sogno di autentica verità.
Dal saggio di Giorgio Agnisola “Archeologie della memoria ” 2009
Mario Apuzzo è soprattutto poeta. L’opera sua è sempre opera lirica, che si irradica nella Vichiana “sapienza poetica” e si innerva di tensione metafisica. …Leggere una mostra di un artista come Mario Apuzzo significa avventurarsi in quel cammino cognitivo e fruitivo, in cui vedere è interpretare fino all’ immede-simazione nell’atto creativo sino al punto in cui il conoscere stesso è amare e l’amare è gioire… E già, i “ palinsesti”! Così mi piace chiamare le più recenti opere di Apuzzo. Sono pitture su carte di cataloghi, calendari e illustrazioni varie. Pagine, dunque, già chiuse, finite, lette, che tuttavia reclamano all’artista nuova e più complessa scrittura e obbligano il fruitore a nuova e più ardua lettura… Ed allora il gioco si fa più avvincente e coinvolgente, giacchè la posta in gioco è, appunto, la ri-velazione della scrittura, tra i segni del passato ed i segni del presente, proprio come il palinsesto, che tra abrasioni e lacune della pagina scritta, disegna una geografia misteriosa e il poeta vive il sogno, il mito e soprattutto il Mistero, cui “l’incompiuto” accenna, ma “l’armonia”, già pitagorica, esalta, sulla soglia della Bellezza, che è e resta “quod visu placet” (Tommaso).
Dal saggio di Francesco Sisinni “Forme e poesia” 2009
Il privilegio dell’individuo umano è l’intimità, lo spazio impenetrabile della sua mente; di questa intimità il più intimo aspetto è il sogno. Se il sogno è visione di scena , la pittura strettamente intesa è il fisico prodursi di sogni a “occhi aperti”. Tutto ciò mi è apparso con chiarezza quando ho visto il ciclo di quadri 20 x 20 di Mario Apuzzo, i cui tratti di penna sembrano aprire nel tessuto della quotidiana ordinarietà sottilissime fessure per gli avventurosi passaggi nello straordinario del sogno… I sogni sono paesaggi dell’anima, dove non può mancare la figura umana, sia pure -nell’assurdità del sogno per rimarcare la propria assenza…“Mai la luce ferisce l’oscuro, bensì pietosamente lo sfiora”. In questi fisici sogni giocano due lontanissimi, anzi opposti paradigmi pittorici…All’ìnsuperabile realismo della secentesca rivoluzione del turbolento Michelangelo Merisi da Caravaggio si cerca una soluzione poetica nel surrealismo novecentesco del “sabotatore tranquillo” René Magritte: come se la lunare improbabilità del sogno estraniante potesse alleviare l’incubo quotidiano della carne e del sangue. La tensione tra le due polarità sprigiona l’energia estetica dell’onirica pittura di Mario Apuzzo.
Dal saggio di Aldo Masullo “La pittura è fisico sogno”, 2009
Durante l’inaugurazione ha preso parte alla serata un amico ed estimatore del maestro, di fama internazionale: lo chef Gualtiero Marchesi.
Mi scuserete se nelle fotografie non ho voluto mostrarvi a pieno le opere. Sono dell’idea infatti che nessuna fotografia, figuriamoci le mie, possa rendere bene il lavoro che c’è dietro ogni singolo pezzo. Vi invito ad ammirarle da vicino, a farvi guidare dall’artista in persona alla scoperta del suo mondo che rende omaggio alle nostre terre, al suo vissuto, alla bellezza, alla passione, ai temi classici, al tempo e alla vita.
La mostra “L’artigiano dei sogni” è visitabile presso la Stanza dell’Aliprandi in Brera, via Madonnina 3, Milano. Fino al 7 giugno, dalle ore 9 alle 20,00. (info 02 8693948)