Pan che non è il mio Peter Pan
Non sono solita scrivere recensioni, dunque questa non lo è. E’ solo un commento personale sull’ultima pellicola dedicata al modo creato da Barrie, Pan, finalmente uscita al cinema questo novembre, dopo tanti rinvii. Il trailer promettente, il mio amore incondizionato per l’Isola che non c’è, gli attori, la voglia di tornare bambini: c’era tutto. Qualcosa però, a questo film, è mancato. Anzi, un bel po’ di cose.
Odio gli spoiler quindi proverò ad essere più vaga possibile
La storia è una storia inventata, un antefatto che nei libri dell’autore non c’è. A questo non avevo nulla in contrario: la favola si presta a tantissime interpretazioni ed esistono già in origine più versioni della nascita di Peter. Le prime scene del film vedono un Peter in un orfanatrofio, maltrattamenti e cose simili (cos’è, Oliver Twist? ho pensato subito), poi arriva sull’isola, rapito da Barbanera, insieme ad altri bambini, resi tutti lavoratori in una miniera. Scopre di essere oggetto di una profezia e di essere legato in qualche modo all’Isola, deve combattere per proteggerla. C’è anche Capitan Uncino, che è un ragazzo e lo aiuta nella missione.
Le cose che mi sono un po’ piaciute: mi piace il modo in cui arriva sull’isola, è promettente e il film sembra riprendersi, non ci sono cose con cui fare paragone e si aspetta la svolta. Mi piace l’importanza data a Giglio Tigrato. Mi piace che si veda il lato davvero bambino di Peter, ciò quello a cui manca la mamma (ma è anche un po’ troppo in dei momenti, sdolcinato come non dovrebbe mai). Il personaggio di Barbanera è fantastico, così come i costumi e le ambientazione che però non sono approfondite abbastanza. Il film ha tante suggestioni che restano in sospeso, vuole essere un film particolare ma non ci riesce, non si spinge oltre. La tribù dei nativi ad esempio ha una bella etnia, bei colori, ma di loro non si capisce molto ed è un peccato. (ecco queste sono già cose che non piacciono)
Le cose che non mi sono piaciute purtroppo sono un bel po’. Peter che finalmente diventa Pan ma non combatte, che ha paura. Non ha il sorriso famoso, la sua tipica espressione, non ride, piagnucola. Non mi piace che mandi le fate a sconfiggere i pirati e lui non prenda una spada in mano. Non è il mio Peter.
Capitan Uncino che doveva essere un grande personaggio di questa pellicola, che non si capisce che problemi abbia, se è buono o cattivo, che ammicca, che fa il simpatico, poi lo stronzo, bo. Questo rientra, tra l’altro, anche nelle cose che non ho capito, cioè cose per cui non mi spiego certe scelte della regia e soprattutto della sceneggiatura. In definitiva è questo che non mi piace: la trama. Non mi piace che abbiano creato una storia senza riallacciarla a quella che conosciamo. Non si può pretendere di dare un prima senza collegarlo con ciò che noi tutti sappiamo avverrà, ciò che noi tutti amiamo. E’ di Peter Pan che stiamo parlando, di lui e Capitan Uncino: non puoi inventarti che i due nemici per antonomasia in realtà prima erano amici e poi non dirci cosa è successo, come è successo.
Lasciare in sospeso la cosa così è imperdonabile, così come lo è raccontare una favola e non darle il giusto finale. Non che non ci sia il lieto fine, ma doveva assolutamente essere quello che per noi è l’inizio. Hanno dimenticato che la storia principale è sempre quella famosa (quella perfettamente e splendidamente raccontato nel film del 2003, Peter Pan e naturalmente in quello d’animazione Disney), è sempre la nostra, quella che conosciamo sin da bambini. Darcene un’altra poteva essere divertente ed io ero ben felice di accoglierla. Volersi innalzare al di sopra della tradizione senza preoccuparsi di contestualizzare la trama, in nome di qualche effetto speciale, invece, ha reso questo film senza senso.
Rileggendo credo, alla fine, di essere stata anche abbastanza buona rispetto a quella che è stata, personalmente, una bella delusione. Certo, sono sentimentalmente troppo attaccata alla storia, ma anche chi era con me è rimasto alquanto interdetto, praticamente confuso da come hanno trattato questo romanzo. Il fatto, poi, che il film detenga il record di pellicola con le maggiori perdite economiche fra costi e incassi complessivi della storia del cinema... beh, significa che la mia opinione non è affatto fuori dal coro.
Questi personaggi e il loro mondo sono magnifici, sono uno stimolo e una continua fonte d’ispirazione. Capisco quindi la volontà di voler giocare con loro e inventargli mille vite, mille libri e mille film. Chi ha lavorato a questa pellicola però ha preso sotto gamba la grande responsabilità che questo gioco comporta… ed ha fallito.