Nicholas K: il dottor Caligari dei contrasti
La seconda sfilata cui ho avuto il piacere di assistere è stata quella del brand Nicholas K, abituato alla settimana newyorkese e che quest’anno grazie al progetto DHL Exported, ha potuto mostrare la propria collezione a Milano, favorendo l’internazionalizzazione dei giovani talenti. Credo, sapete, che chi voglia applicarsi in un campo non debba avere mai pregiudizi e conoscere tutto. L’esempio più calzante è quello della musica: chi studia musica dovrebbe ascoltare tutti i generi prima di esprimere le proprie preferenze e se conosce davvero questa arte saprà apprezzare in ognuno di essi qualche caratteristica.
Per la moda è lo stesso. Ed io, parlando del mio stile e di ciò che mi piace indossare, non amo le cose troppo moderne e dal gusto gothic o punk. Mi devo però approcciare a queste sfilate senza questo tipo di pregiudizio ed apprezzare gli abiti in quanto tali. Mi aiuta molto, in questo, la mia naturale curiosità e l’amore per i dettagli. Mi ha aiutato ancora di più leggere sul comunicato stampa di questa coppia di stilisti, i due fratelli Christopher e Nicholas Kunz, che la loro ispirazione era stata “Il Gabinetto del dottor Caligari”. Come non essere stuzzicati? Come non attendere intrepidi l’arrivo in passerella delle modelle? In quella stessa sala dove avevo visto Chicca Lualdi (di cui vi ho parlato qui), il Palazzo Clerici, che può apparire così diverso se si cambia la musica, l’atmosfera, naturalmente gli abiti in passerella.
Ed in questa passerella sono scese delle donne gotiche e sensuali, avvolte in trasparenze ma strutturate, in pelle ma morbida, in nero delicato e bianco forte. Contrasti che hanno reso ogni elemento diverso da come uno se lo aspetta. Colori caldi, in look quasi sempre monocolore. Una dottoressa Caligari un po’ motociclista, con le sue cuffiette in pelle (le voglio, ma io voglio qualsiasi cosa gli stilisti mettano in testa alla modelle), un po’ femme fatale con i suoi cuissard e i suoi nude.
Le deformazioni, i pizzi degli abiti, che partivano semplici sopra e terminavano in lunghe punte, ricordano le ambientazioni del film. La sensazione di dinamicità nervosa, di surreale, ma solo nelle nostre teste. Perché poi questi abiti si indossano e benissimo. Io personalmente metterei tantissimi pezzi, seppur al di fuori del total look e mixandoli al mio stile.
Mi è piaciuto l’uso della maglia un po’ aggressiva con zip e fibbie. Ho trovato irresistibili le mantelle, ma nel senso che non ne avrei lasciata lì nessuna, è un capo che amo. Fantastiche soprattutto quelle in gessato perché informali. Molta attenzione anche al look generale ed agli accessori ( e la cosa non è mai scontata), con guanti in pelle e collant di seta (w i collant e gli stilisti che li usano, ma solo io ci vedo un accessorio indispensabile e mai banale?).
Insomma questi fratelli mi han presa in giro per farmi piacere uno stile che di solito non apprezzo, come la mamma che dice una parolina magica per farti mangiare le verdure o nel mio caso mia mamma mi mette la frutta nel dolce pur di farmela mangiare.
Il bello della moda è la creatività non solo che ci vuole per realizzarla, ma anche per guardarla dal giusto punto di vista. Bravi Christopher e Nicholas.