Quante cose ci sono da dire ancora sulla Milano Fashion Week. E no, non sono dell’idea che bisogna farlo subito e tutto insieme. Ho visto tante collezioni, conosciuto brand, persone… e per raccontarvi tutto al meglio voglio prendermi il giusto tempo. Stamattina mi sono svegliata con in mente questa collezione qui e ho pensato che meritasse il giusto spazio in un post. Si tratta di quella che ho visto sulla passerella di Fatima Val. La sua è stata l’ultima sfilata dell’ultima giornata e si vedeva, perché come per l’ultimo balletto del saggio di danza, si è tutti più tranquilli, pronti a raccogliere gli applausi, ad andare a festeggiare.

Ho studiato che tempo fa (non so se sia ancora così), essere gli ultimi a sfilare significava essere un po’ messi da parte, lo facevano fare ai “nuovi”. Anche Valentino, alla sua prima sfilata a Firenze nella Sala Bianca, sfilò per ultimo. Il resto è storia: inutile dire che il pubblico se era stanco non lo mostrò minimamente ed osannò gli abiti in passerelle, litigati da buyer e giornalisti.

Fatima Val è una giovane designer di origine svizzera, con master alla Central Saint Martins di Londra. La sua moda è una ricerca di forme e materiali. E’ moderna ma vuole trasmettere significati veri e rassicuranti. Perché ammettiamolo, spesso quando diciamo moderno pensiamo subito ad astratto, a qualcosa difficile da descrivere, da percepire. “Moderno” e nelle nostre menti ci sono cose complicate e da intelletualoidi. Macché: la moda moderna di Fatima Val è concretissima. Ed io son la prima che storce il naso di fronte al “moderno a tutti i costi”, perché mi da l’idea di freddo, se non c’è almeno qualcosa di rassicurante del passato. Quanto mi sbaglio.

La collezione vuole trasmettere un’iniezione di vita. Intanto ho capito che non mi devo più leggere i comunicati stampa mentre sono in attesa dell’inizio, altrimenti resto sconcertata… Perché, ad esempio, inizia una musica (poi scoprirò che è azzeccatissima) un po’ inquietante, le modelle sono cupe e incappucciate e le prime uscite sono in nero. Iniezione di vita… mi sforzo di non essere superficiale, poi capisco.

Iniezione di vita proprio, sì. Perché la vita è anche nelle cose brutte, ma è soprattutto nella forza e nell’atteggiamento di questa donna che la Val si immagina sfidare il mondo e le sue ingiustizie. Questa musica è stupenda, dà il ritmo giusto. La testa è alta, l’andamento fiero. I tessuti sono raccolti in drappi, creano mise un po’ aerodinamiche per lottare. Il rosso e il ruggine sono fortissimi. Danno un’intensità unica alla collezione e alla sfilata.

La passerellla l’ho vista come un percorso verso la felicità da rincorrere. Lo si deve fare avvolti in maglieria morbida abbinata alla pelle, in un perfetto equilibrio. Con felpe (capo che uso poco ma che credo abbia un suo perché) non banali, con cappucci, giacche destrutturate… e a quanto pare mantelle, come Nicholas K, e tanti altri (insomma sì, mantelle e capispalla un po’ informi: la moda per il prossimo autunno/inverno è avvolgente).

Nell’insieme trasmette forza e sicurezza, il mood è moderno, eppure i capi nella loro singolarità sono inaspettatamente tradizionali, soffici, delicati. Una collezione si apprezza ancor di più, mi rendo conto, se lontana dal nostro genere. Perché la si studia meglio, se ne colgono i dettagli. Fatima Val l’ho apprezzata molto perché attraverso delle linee morbide trasmette forza e perché il suo messaggio si sente, si vede e soprattutto si scopre man mano che gli abiti sfilano.

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