Perchè visitare “Il nuovo vocabolario della moda italiana”
Alla fine di novembre ho partecipato alla prima visita per la stampa dell’esposizione Il nuovo vocabolario della moda italiana. E’ possibile visitarla fino al 6 marzo, dunque siete ancora in tempo. E’ importante per me spiegarvi perché non dovreste perdere questa occasione.
- Cosa? Una mostra unica per tema e per strutturazione del percorso, che celebra i protagonisti della moda contemporanea.
- Chi? La mostra è a cura di Paola Bertola e Vittorio Linfante; il progetto di allestimento di Martino Berghinz e progetto grafico a cura di Zetalab
- Dove? Alla Triennale di Milano.
- Quando? Fino al 6 marzo, dal martedì alla domenica (orari 10.30 – 20.30)
Ma soprattutto perchè? Perchè troppo poco spesso quando si parla di grande moda, di grandi stilisti e marchi si pensa al contemporaneo. Eppure c’è tantissimo di nuovo in questo settore, c’è tantissimo movimento. Ci sono nuovi talenti che rinnovano il made in Italy con il loro lavoro. Scrivono nuovi modi di fare moda, reinventano il vocabolario, appunto, della moda italiana.
Non parliamo di emergenti, questa è una delle parole tabù dell’esposizione. Questi designer sono già emersi. Sono sulle riviste, alle Fashion Week, non sono alla prima collezione. Parliamo di Au Jour Le Jour, Stella Jean, Elena Ghisellini, Cristiano Burani, MSGM, Vivetta.. per citare sono alcuni dei miei preferiti.
Non solo designer, comunque, ma fotografi, protagonisti dell’editoria, illustratori ed anche blogger. La moda è fatta anche di tutto ciò che le gira intorno. Non è un caso che l’anno da cui la mostra inizia ad indagare sia il 1998, anno di diffusione del web. Questo elemento che segna completamente la nuova generazione.
Il percorso, personalmente, mi ha coinvolta moltissimo. Proprio come in un vocabolario, durante la visita, siamo guidata da alcuni termini: Materia, Costruzione, Ornamento, Dettaglio, Laboratorio… Tutto è ben illustrato e anche chi non conosce quel determinato stilista riesce facilmente a capire perché è stato posto in quella stanza e non in un’altra. Ne percepisce il significato, va via dal museo portando con sé un preciso ricordo di un marchio, anche avendone visto solo un paio di capi.
Mettere questi pezzi in un museo, credo, attribuisca loro il giusto significato. Dà loro importanza, li innalza al livello di moda che consideriamo il più alto: quello, appunto, di quegli stilisti di cui andremmo a vedere gli abiti in un museo. Andate a scoprire chi sono i nuovi artisti, andate a scoprire perché è giusto che una borsa Paula Cademartori sia esposta sullo stesso ripiano di una Prada.
In questa mostra ho voluto vedere una mostra che potrebbe essere realizzata, proprio così com’è, tra 100 anni per parlare della moda di questi tempi, con i suoi tratti caratteristici, i suoi nomi e tutti quei pezzi già iconici che segneranno il made in Italy da oggi in poi.
La mostra è dedicata ad Elio Fiorucci, grande sostenitore dell’innovazione.
Per non perdervi altri post seguitemi sulla mia pagina Facebook.