Non si capisce bene cosa di questa piazza ci lasci completamente senza parole. Non ci sono monumenti né chiese, non c’è nulla che corrisponda ai nostri onnipresenti monumenti ai caduti e alle statue al valore. Non ci sono mosaici, non c’è nessun panorama, nessun fatto storico di rilievo è avvenuto in questo immenso spazio. Eppure quando ci troviamo lì, succede che qualcosa di magico ci pervade.

La realtà è che il panorama è la piazza stessa, da studiare in ogni suo dettaglio, da contemplare e ammirare da uno dei tanti terrazzi che si affaccia su questa vista senza eguali. Una vista senza skyline, senza mare e senza montagne. Una vista fatta di gente, di quello sconvolgente spettacolo che è l’umanità.

La piazza è di per sé un fatto storico, un avvenimento magico che si compie ogni giorno sempre uguale e sempre diverso. Che porta in un unico posto, dal tramonto in poi, abitanti e turisti, lavoratori e curiosi, a mangiare e guardare, a bere e a danzare.

C’è anche un mosaico in effetti, fatto di persone, di civiltà, di lavori e mestieri antichi, di profumi, di musiche, preghieri e voci. Jamaa el Fna è un mosaico di culture, quella araba, berbera e sub sahariana.  Entriamo a farne parte anche noi con la nostra.

Ci ritroviamo a far parte della magia, passeggiando tra i banchetti allestiti, che vendono falafel e spremute di melograno. Ci ritroviamo a parlare con l’incantatore di serpenti, a farci disegnare un henné dall’artista che non ci capisce con le parole, ma sorride.

Lo spettacolo di Jamaa el Fna muta sotto i colori del sole che cala, muta sotto i passi confusi dei visitatori sperduti e sotto quelli rilassati di chi quella piazza la conosce a memoria. Ma chissà, in fondo, se è possibile conoscerlo davvero a memoria un posto così magico e misterioso. Un posto che, non si sa perché, ci lascia senza fiato.

Le foto in questo post sono state scattate con Fujifilm x-e3  e obiettivo XF35mmF2. Nessuna modifica è stata apportata allo scatto originale. 

Comments

comments