48 ore a Barcellona
Come si improvvisano 48 ore a Barcellona? Più o meno così. Nei giorni precedenti si resiste ad ogni tentazione di annotare tutto, dagli orari dei musei al posto per i migliori churros della città. Si prova questa cosa nuova: si va a naso, ad ispirazione, lasciandosi guidare dalla città.
Ve le racconto includendo i posti scoperti per puro caso, in cui siamo entrati attirati da una vecchia insegna o da (lo ammetto) una velocissima googlata. Vi dirò in tutta sincerità anche i fail, che per fortuna sono stati pochi.
Siamo arrivati venerdì sera e Barcellona ci ha accolti con i suoi piacevolissimi 18 gradi. Siamo passati in hotel a posare la valigia con una sola cosa in mente: paella. Questa l’avevamo prenotata, perché era il compleanno di qualcuno e la serata non poteva essere improvvisata. Quindi siamo andati dritti al Bo De Gracia per calarci nella serata barcellonese e nei sapori spagnoli. Il menu è ricco di tapas (vi consiglio l’hummus e il pesce marinato) e il ristorante, in pieno centro ma intimo ed accogliente, è il posto ideale per la prima cena in città.
Usciti ci siamo persi a passeggiare nel quartiere Gotico, abbiamo fatto qualche centinaio di metri di Rambla, che è sempre un bel cliché e siamo giunti in uno dei miei punti preferiti in città, Plaça Reial, magicamente illuminata per le feste.
Il sabato è iniziato con un sole accecante (rispetto al grigio che avevamo lasciato a Milano, quasi un miraggio) ed una colazione nel quartiere dell’hotel, in un post like a local, brioche salata al prosciutto e caffé con leche. Il posto non penso avesse un nome… qui il consiglio è: abbandonate Instagram e fate colazione in periferia. Siamo passati all’info point in Plaça Catalunya per ritirare la nostra card. Online o direttamente sul posto potete acquistare card trasporti (48h, come le nostre, di utilizzo illimitato dei traporti vengono solo 14,67 €), biglietti singoli per le attrazioni e le convenienti Card con cui avere accesso a più attrazioni.
Passeggiando abbiamo raggiunto la Pedrera, che nella mia precedente visita a Barcellona non ero riuscita a visitare. Se amate l’architettura, lo stile di Gaudi, il modernariato, le storie d’altri tempi… non potete perdervela, vale assolutamente la visita. Calcolate anche tre ore per soffermarvi su tutti i dettagli, dalle maniglie delle porte ai pavimenti, dalla tavola apparecchiata alla forma di ogni gradino.
Ovvio che dopo un po’ ci sia venuta fame. Prima aperitivo al Bodega Cala del Vermut. Ho scoperto che mi piace il Vermut pochi mesi fa. Parlo del Vermuth Catalano, bevuto come aperitivo con semplice aggiunta di soda. Quando ho scovato questo posticino, non ho potuto resistere: una bottega di prodotti tipici con bancone, solo local e alla pareti fotografie e insegne d’epoca. Per pranzo ci siamo fermati al Bar Celta Pulperia nel quartiere El Born, dove non avrete problemi a trovare posti tipici ma “in”, negozi vintage, bakery e tanta varietà. Abbiamo mangiato un polpo delizioso, crocchette, tortillas…tutto innaffiato di Cerveza. Il conto un po’ salato perché, ovviamente, abbiamo letto male il menu e ordinato il polpo più costoso. Ma ne è valsa la pena.
Pomeriggio in ordine sparso: passeggiata nel parco della Cittadella; ricerca di un churros nel Barri Gotic, fallimentare perché non abbiamo voluto fare la fila e siamo capitati da La Granja 1872, che non ci ha convinti… meglio aspettare un po’, ma provarli da Manuel San Román o La Pallaresa; tramonto a Barcelloneta; una pinta da qualche parte di cui non ho segnato il nome. La sera avevamo, come sempre, voglia di immergerci tra i locals per un’altra pinta e le mie amate Patas Bravas. Ho trovato quelle che per me (e per il web, a quanto pare) sono le migliori di Barcellona: al Bar La Principal in zona Universitat, locale carinissimo e con tante tapas economiche e gustose.
Domenica: non potevamo non visitare la Sagrada Familia, nonostante il mio compagno di viaggio ritenga che, dall’interno, sembra la casa di Prezzemolo a Gardaland. Ancora in parte incompleta, ma sempre meravigliosa. Intorno c’erano mercatini di Natale e gruppi di balli folkloristici. Un’altra cosa che volevamo assolutamente visitare: il Palau de la Música Catalana. Un luogo davvero unico nel suo genere, con una storia interessante per gli amanti della musica e dell’architettura. Si può entrare solo con visita guidata, ce n’è una ogni ora, in varie lingue, anche l’italiano. Un’altro modo per visitarlo è assistere ad uno spettacolo, perché no. Il nostro ultimo pasto a Barcellona è stato a base di Bocadillo con Jamon ovviamente qualche altra tapas. In un posto solo locals a Barcelloneta, ho scoperto la Bomba ed è stato amore: crocchetta di patate con salsa piccante, ripiena di formaggio. Segnate Bar La Tasqueta 1800.
Tornando verso l’hotel ci siamo imbattuti in un mercatino vintage & second hand che mi è piaciuto davvero moltissimo. Si chiama Lost & Found e si tiene circa una volta al mese non sempre nella stessa location (ed alcune volte a Madrid). Questa volta era nella Estación de Francia, luogo che ha reso il tutto davvero suggestivo ed è un ottimo esempio di integrazione del vintage nella contemporaneità e di un buon utilizzo degli spazi pubblici. C’era musica, c’era da bere, c’era un’atmosfera davvero piacevole e sopratutto c’erano tantissimi espositori interessanti a prezzi onesti e competitivi. Avevo già fatto affari vintage in Spagna e ho avuto la conferma: qui i venditori non approfittano del momento “tutti vogliono il vintage” e vendono al giusto, senza trascurare la selezione. Chapeau… anzi, sombrero!